La carezzevole ortica e le sue sorelle
ROMA. "Se appena la si curasse un poco, l´ortica sarebbe utile; la si trascura, diventa nociva. Allora la si uccide. Quanti uomini somigliano all'ortica!" osserva Jean Valjean, protagonista de I miserabili di Victor Hugo. Per il "Movimento degli Uomini e dei ragazzi casalinghi" l'ortica è simbolo di un futuro pulito ritrovato.
Rustica, abbondante, autonoma e versatile, se ne è fatto – e se ne farà? - di tutto. Anche le sue fibre sono utili. In Nepal tuttora vi producono begli asciugamani di ortica nient'affatto pungenti, ma ruvidi quanto basta per un sano massaggio della pelle. Anche in Germania si fanno stoffe di ortica, e carta in fibra di ortica. Ma questa "erbaccia", o meglio erba indipendente, è un ottimo alimento, ricchissimo di minerali e proteine (ha, nel suo piccolo, tutti gli aminoacidi essenziali).
Se ne utilizzano i germogli freschi e le foglie più tenere, ma anche le foglie essiccate. Si utilizzano in minestra con altre verdure (ha un gusto ottimo) in funzione antianemica, depurativa, regolatrice della flora intestinale. Le foglie essiccate e ridotte in polvere si aggiungono alle farine per farne crackers e anche biscotti dolci.
L'ortica è in un certo senso il simbolo delle piante spontanee commestibili. La cui raccolta è un'attività che, se condotta con rispetto, è ecologica e a basso costo - solo quello di recarsi nel luogo di raccolta. Per attingere a una miniera di risorse vitali, fin dalla preistoria, quando le donne garantivano così il grosso della sopravvivenza.
Si calcola che sulla Terra le piante non coltivate commestibili siano tuttora 80.000; solo 5.000 sono effettivamente usate. In Italia cresce il 29% delle specie selvatiche europee. Il bosco è una mensa e una farmacia. Si chiama fitoalimurgia la branca di studi che si occupa dell´alimentazione con piante spontanee: per prevenire o alleviare disturbi ricorre non a tisane o infusi - come la fitoterapia - ma a insalate, risotti, minestre arricchite.
Le erbe "selvagge" sono molto più vitaminiche, mineralizzanti e perfino proteiche delle loro parenti coltivate. Sistematizzata nel 1700, la fitoalimurgia fu attivamente e molto concretamente recuperata in Europa durante le guerre e le carestie del Novecento.
Diventare moderni raccoglitori significa valorizzare i luoghi comuni (di tutti), dar nobiltà a quel che per altri è "erbaccia" o "paesaggio", aiutare la salute e l'umore. Le erbe e i frutti spontanei sono un´alternativa per ricevere molto dalla natura senza sfruttarla, depredarla o distruggerla. Per Leonardo da Vinci, "salvatico è ciò che si salva". Ma, potremmo dire, anche ciò che salva.
Tutti possiamo facilmente imparare a riconoscere una decina di selvatiche sicure: ortica, borragine, piantaggine, malva, portulaca, parietaria, finocchio, erba cipollina, papavero, rosmarino selvatico…Un libro illustrato ci aiuterà a riconoscerne molte altre. Nelle stagioni giuste troveremo anche numerosi frutti: more di rovo, more di gelso, rosa canina, orugnolo, corbezzolo…
M.Correggia
"PROJECTO: Trabalho de Graça" por Beatriz Albuquerque
Artista: Beatriz Albuquerque
Datas: 19 de Setembro a 25 de Outubro
Horário: Terça a Sábado das 12h30 às 20h
Local e contactos: Galeria 3+1 ARTE CONTEMPORÂNEA Rua António Maria Cardoso, 31, 1200-026 Lisboa Tel: 21 017 07 65
Email: galeria@3m1arte.com
Assistente: Rita Sobreiro
Bio Beatriz Albuquerque
Beatriz Albuquerque (1978, Porto) é uma artista portuguesa que vive e trabalha entre o Porto e Chicago. Com a Licenciatura pela FBAUP, seguiu rumo a Chicago onde em 2004 integrou o Independent Performance Group fundado por Marina Abramovic e em 2006 terminou o Mestrado de Belas Artes na The School of the Art Institute of Chicago. É nesta cidade que tem vindo a desenvolver uma intensa actividade no âmbito da performance, à qual associa frequentemente o vídeo. Artista multidisciplinar, o seu corpus de trabalho engloba ainda a fotografia e uma produção objectual/pictórica resultante das suas acções performativas. O seu trabalho tem sido apresentado em diversas exposições e festivais internacionais, dos quais se destacam o PAC/Edge Performance Festival, Chicago, 2005 – no qual foi galardoada com o Distinction Prize Ambient Series – , e o Óptica Festival, Gijón, 2007.
Conceito do Projecto
O projecto que apresentamos pela primeira vez em Portugal, teve início em Chicago sob o nome "Project: Work for Free", em Fevereiro de 2005. No mesmo ano foi mostrada documentação fotográfica deste projecto no Fournos, Centre for the art and the new technologies, na Grécia. Posteriormente, o projecto foi apresentado no CHICAGO PARK YOURSELF - Citywide Parking Space Project, 2006; [edge]PerformanceInsideOut, Chicago, 2006; KLab9: Art – Technology, Authorship and Ways of Living, Institute for Advanced Studies, Lancaster, 2007 e também no Institute for Community Understanding Between Art and The Everyday (INCUBATE), Chicago, durante o mês de Novembro de 2007. A proposta reside na possibilidade de cada visitante encomendar gratuitamente uma obra de arte à artista, podendo escolher entre diferentes media – pintura, desenho, fotografia, performance, instalação, vídeo, digital art, "mail art", entre outros –, decidindo todas as características dessa obra. Para tal, entre Beatriz Albuquerque e o encomendador será firmado um contrato onde se especificam todas as condições e directrizes, salvaguardando a integridade física e moral da artista. O encomendador deverá apenas fornecer à artista os materiais necessários à execução da obra (tela, papel, tinta, etc.) e esperar a conclusão da sua execução. Nalguns casos, este pode mesmo optar por assistir à realização das peças. Com este projecto Beatriz Albuquerque perpetua uma das linhas de força da arte do pós-guerra – o desejo de aproximação entre a arte e a vida, seguido de perto por uma nova vontade de democratização da arte, do pensamento e da cultura. O acesso à criação artística, seja ele material ou intelectual, parece continuar reservado a uma elite, suscitando estranheza, senão até indiferença, a todos quantos não se sentem parte deste grupo restrito (e muitas vezes restritivo). Sobretudo no que diz respeito à Arte Contemporânea que, ao longo de mais de meio século, vem desconstruindo os pilares daquilo que se entendeu durante centenas de anos como Arte, minando o seu próprio terreno para nele fazer explodir novas possiblidades. Renunciando à obediência aos géneros tradicionais (pintura, escultura), à arte pela arte e à sua sacralização aurática, grande parte da arte concebida na actualidade tende a um potencial hermetismo para quem não conhece o desenvolvimento da sua história, ficando assim afastado das suas ossíveis "chaves de leitura". Por outro lado, muitos dos que ainda assim se esforçam por "ir abrindo as portas", entendendo antes de mais a arte como hipótese de pensamento, não têm condições materiais para possuir objectos artísticos (apenas para os fruir em contextos expositivos ou via reproduções). Num acto de generosidade que não é, no entanto, alheio a uma vontade artística de provocar ou confundir o sistema, Beatriz Albuquerque oferece, em jeito de dádiva, aquilo que tem para oferecer: o seu trabalho, a sua energia física e mental, a sua criatividade e competências artísticas.
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